Il Barolo è uno dei più famosi vini rossi italiani. Rosso e intenso è in grado, attraverso il gusto e il profumo, di raccontare alla perfezione il territorio di provenienza. Questo fantastico vino rosso piemontese ha origine nel cuore delle colline di Langa, poco distanti dalla città di Alba in Provincia di Cuneo, altra località con forte vocazione vitivinicola del Piemonte. In questa magica terra, il la storia si fonde con le gesta della popolazione che la anima. Il territorio sin dall’antichità (epoca romana) era difficile da lavorare in quanto pesante e scarsamente friabile. Sulle colline dall’aspetto feudale, con l’alternarsi di Cascine e Castelli nascosti dietro le dolci onde del suolo, vengono coltivati, in una armoniosa geometria gli spettacolari Vigneti di Nebbiolo, che a partire dagli anni ’50 hanno sempre più caratterizzato l’entità locale e arricchito il paesaggio già costellato da Torri, mura castelli e ruderi di diverso genere. Poi negli anni ’60 e ’70 con l’accrescimento e il Boom economico che in Italia ha investito soprattutto il Nord, Questa caratteristica è stata colta da imprenditori locali e da contadini che si erano spostati verso le grandi città per lavorare in fabbrica e che hanno intuito nel vino e nella viticoltura una nuova occasione di Business. Ci fù in tal modo un vero e proprio ritorno alla campagna e alla vigna, La “malora” (era chiamata così la terra delle Langhe, perché era difficile e faticosa da lavorare), divenne così un’occasione di sviluppo e di accrescimento oltre che economico anche e soprattutto culturale.
Il Barolo DOCG può, dopo anni di adeguato marketing e studio a livello zoo-tecnologico fregiarsi della preziosa onorificenza di certificazione di Origine Controllata e Garantita. La sua produzione è permessa, secondo le rigide norme del disciplinare di produzione, all’interno di solo “undici” (11) comuni che si alternano in comuni collinari e di fondovalle lungo un suggestivo e caratteristico percorso tra colline, castelli medioevali mura e torri. Il Nome BAROLO, conosciuto in tutto il mondo, deriva infatti proprio dal castello di Barolo uno dei più grandi e suggestivi di tutta la vallata. Il vino in poco tempo è riuscito a rappresentare un riferimento per l’enologia italiana e per quella internazionale e anche mondiale.
Entrando nl merito della tecnicità del vino Barolo, è bene evidenziare che, seppur i comuni entro i quali è permessa la produzione siano molto vicini tra di loro e abbiano simili caratteristiche paesaggistiche, esistono delle differenze organolettiche di significato che contraddistinguono il Barolo proveniente da diverse case vitivinicole. La principale caratteristica è data dall’esposizione che per essere eccellente e adeguata alla produzione di vini di grande pregio, è permessa solo a Sud, a Sud-Ovest e a Sud-Est. Altre produzioni determinano una non ottimale concentrazione di zuccheri che va ad interferire con le caratteristiche intrinseche del vino Barolo. Altra importantissima caratteristica è data dal suolo che varia da argilloso, ad argillo-sabbioso e man mano che ci si avvicina ai corsi d’acqua raggiunge una prevalenza sabbiosa, conferendo, in tal caso, differenti livelli di Sali e potassio alla vigna. Il risultato complessivo riguarda la creazione di tante micro-produzioni che a seconda della zona, dell’esposizione dei vitigni e delle caratteristiche del suolo, varia da vini più strutturati, intensi e corposi a vini più delicati, freschi morbidi e fruttati. Tutti, senza eccezione alcuna caratterizzati da grande qualità e prestigio.
Cenni Storici del Barolo Docg
Racconti e documenti storici testimoniano che grazie alla volontà e alla grande caparbia di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Calbert Falletti, marchesa della cittadina di Barolo, furono permesse le produzioni di vitigni e di vino alla metà dell’Ottocento. Il vino prodotto, si dà subito risultò eccezionalmente ricco e armonioso e destinato a diventare riferimento per i vini del Piemonte e biglietto da visita dei Savoia che lo distribuirono nelle corti di tutta Europa.
Il Barolo DOCG è prodotto con la vinificazione delle uve Nebbiolo in purezza al 100%.
Le sottovarietà, sempre derivanti dalle uve di Nebbiolo Michet, Nebiolo Lampia e Rosé che caratterizzano anche la produzione del Barbaresco DOCG. Le uve, che in questa porzione di territorio piemontese maturano tardivamente, vengono raccolte alla fine di ottobre. Caratteristica peculiare dei vitigni di Nebbiolo è data dalla precoce produzione di germogli e fioritura, anche abbondante, e dalla tardiva maturazione delle uve. Gli acini sono ricoperti da abbondante pruina, a protezione della delicata buccia e della polpa abbondantemente zuccherina.
L’uva prodotta è caratterizzata da acini molto fitti e tendenzialmente di piccole dimensioni, il colore è turchine e cupo, anch’ esso molto sensibile alle variazione del terreno e del clima, oltre che dell’esposizione. Terreni più argillosi producono uve più scure mentre quelli più sabbiosi interferiscono nel colore, schiarendolo. Puro produce vini nerboruti, forti, ricchi e potenti, sempre complessi anche se fini ed eleganti. Necessita di un lungo invecchiamento edi una adeguata fase di affinamento prima che riesce ad esprimere il meglio il proprio potenziale, sempre di gran classe e che lascia piena soddisfazione dopo la lunga attesa.
La produzione tipica è Piemontese, ma si è diffuso ed ha riscontrato un alto gradimento anche nelle regioni vicine, soprattutto in Lombardia e in Valle d’Aosta. In queste regioni, è impiegato in uvaggio per la produzione di numerosi vini. In Valle d’Aosta per la produzione di Vallée d'Aoste. In Lombardia per laa produzione di: Terre di Franciacorta, Valtellina dove viene impiegato sia solo che in uvaggio a seconda della tipologia e per il Valtellina Superiore dove viene impiegato esclusivamente in purezza. Nel Piemonte però è in grado di connotare i sensori della più vasta gamma di vini sia se impiegato in uvaggio nel: Boca, Colli Tortonesi, Colline Novaresi, Colline Saluzzesi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Langhe, Lessona, Monferrato, Pinerolese, Roero, Sizzano. Sia se impiegato in purezza come nel: Barbaresco, Barolo, Canavese, Carema, Nebbiolo d'Alba.
L’altitudine ottimale per la produzione delle viti di Nebbiolo è compresa tra i 150 metri sul livello del mare e i 550 metri. L’esposizione ottimale è quella a Sud e a Sud-Est, su terreno collinare dalle doci pendenze contraddistinti da un suolo argilloso, calcareo e sabbioso, eventualmente combinato anche in differenti percentuali. Il Disciplinare di Produzione, proebisce la vinificazione di barolo DOCG prodotto con uve coltivate in fondovalle, su terreni umidi, pianeggianti o mal esposti (Nord Nord-Ovest). Inoltre è vietata ogni tipo di forzatura di produzione destinata sia alla densità sia alle tempistiche.
Il periodo minimo di invecchiamento previsto dal Disciplinare è di 36 mesi, di cui 24 in botti di rovere o di castagno. Il Barolo sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a cinque anni può portare come specificazione aggiuntiva la dizione "riserva". La gradazione alcolica minima è di 13 gradi. Le bottiglie in cui è confezionato il "Barolo" per la commercializzazione devono essere di forma “Albeisa” (bassa e con collo corto), corrispondente ad antico uso o tradizione locale. La bottiglia Albeisa risale agli inizi del 1700, quando i produttori dell’albese (area di Alba), orgogliosi dei propri vini e per contraddistinguerli da altri vini, adottarono una bottiglia dalla forma diversa che chiamarono appunto Albeisa, di Alba. Durante l’invasione di Napoleone, l’Albeisa viene lentamente sostituita dalle due forme tipiche francesi: la Bordolese e la Borgognotta, più economiche e a sagoma più regolare in quanto soffiate in stampi che ne garantivano maggiore cilindricità. Sul nostro sito Negoziodelvino puoi trovare dverse etichette a prezzi specifici, sempre vantaggiosi.
Infine si segnala che: tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG.
Alla Vista questo grande vino rosso
Il Barolo all’esame visivo è di colore rosso granato con riflessi aranciati, intenso e profondo. In base all’affinamento e al periodo trascorso in botte diminuisce l’aranciato e aumenta la profondità dei colori, oltre che l’austerità.
A noso questo vino piemontese
All’olfatto lascia traspirare note fruttate e floreali come viola e vaniglia o note terziarie come goudron e spezie. Si contraddistingue per un caratteristico profumo etereo, gradevole, intenso e prolungato.
In bocca il Barolo
L’esame gustativo restituisce tutta la sua potenza. In bocca le componenti "dure" (acidità, tannini, sali) risultano piacevolmente equilibrate rispetto a quelle "morbide" (alcoli e polialcoli). La sua intensità e persistenza sono eccezionali e fanno di questo fantastico vino rosso Piemontese un vino potente, elegante e di grande personalità. Asciutto, pieno, robusto, ma sempre vellutato e armonico; con differenti peculiarità sempre apprezzabili ad ogni grado di invecchiamento e affinamento.
Il vino Barolo trova il giusto abbinamento con piatti come arrosti di carne rossa, brasati, cacciagione, selvaggina, cibi tartufati, formaggi a pasta dura e formaggi stagionati.
Deve essere deguztato a 20° centigradi circa, necessita di una lunga decantazione che può arrivare sino a 2 ore dall’apertura della bottiglia. Maggiore è l’invecchiamento in Botte di legno tanto più lunga è la decantazione. Per calcolare la giustra decantazione è possibile tramutare gli anni di invecchiamento in ½ ora seguendo il rapporto: 1 anno ½ ora di decantazione. Si consiglia un bicchiere “Grand Ballon”.
Le migliori annate degli ultimi 30 anni di Barolo sono: 1978, 1982, 1985, 1988, 1989, 1990, 1996, 1997, 1998, 1999, 2001, 2004, 2006, 2009 e 2010.
E’ importante sapere che da disciplinare il Barolo deve tassativamente avere un invecchiamento di tre anni e il Barolo Riserva cinque anni, due dei quali devono essere in botti di rovere o castagno.
Esiste anche il Barolo Chinato, un vino aromatizzato che si abbina al cioccolato e viene anche usato come digestivo.
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